Che cosa diavolo è un biomateriale?
Questo 2022 è iniziato, dal punto di vista delle letture, nel migliore dei modi. Prima ho letto la splendida biografia romanzata del cardiochirurgo argentino René G. Favaloro, intitolata Il cuore di un uomo (ve ne ho parlato qui) e scritta da Luca Serafini. Poi è arrivato il momento dei biomateriali. Ci sono arrivato in modo inusuale, perché stavo cercando un saggio di cui poter scrivere nello stesso articolo che avrei dedicato al libro su Favaloro. Ero quasi senza speranze, quando ho letto che Bollati Boringhieri avrebbe pubblicato un libro sui biomateriali, Materiali per la vita, nel quale un intero capitolo è dedicato ai materiali che si utilizzano per produrre i cosiddetti stent, vale a dire quei dispositivi a forma di reticella che posizionati all’interno delle arterie e di altri organi a lume (l’uretra, ad esempio) consentono di mantenerli aperti. Era fatta: da una parte la storia del chirurgo che ha inventato il bypass, dall’altra quella dei biomateriali con cui si porta a termine un’angioplastica!

Ma che cosa diavolo sono questi biomateriali? Come dice la nostra guida Devis Bellucci nel suo Materiali per la vita (in libreria per Bollati Boringhieri, qui la scheda): «I biomateriali sono sostanze o combinazioni di sostanze – farmaci esclusi – sviluppate con l’intento di riparare gli acciacchi dei nostri corpi che, si sa, vengono al mondo col timbro del tempo e dell’imperfezione».
Titanio, leghe fantasmagoriche e scoperte serendipiche
Devis Bellucci ha scritto un saggio che è un vero e proprio viaggio nel mondo dei biomateriali. Dato che nella definizione di biomateriale possono rientrare tantissimi tipi di sostanze ed elementi – dal silicone alle leghe metalliche, dal collagene al titanio, dall’acido ialuronico a materiali di sintesi piuttosto innovativi –, quello proposto da Materiali per la vita è un viaggio pieno di meraviglie. Ma attenzione: non si parla soltanto di chimica, di legami, di temperature di fusione e di reticoli cristallini. L’autore si è sbizzarrito nel ricostruire le storie di innumerevoli scoperte, gran parte delle quali serendipiche (tema di cui abbiamo già parlato, no?), ma anche di mostrare come col passare dei decenni numerosi biomateriali abbiano mostrato pecche e siano stati sostituiti da altri ritenuti più affidabili e biocompatibili.

Il capitolo sugli stent, in cui viene raccontata la storia di una lega davvero curiosa e dalle proprietà sorprendenti, il Nitinol (nichel + titanio), è stato uno di quelli che mi ha dato più soddisfazioni (ma sono stupendi anche quelli dedicati alle protesi per l’anca e a quelle in silicone). Ho scoperto un mondo che non conoscevo, quello dei materiali a memoria di forma, come è appunto il Nitinol. Si tratta di materiali che possono recuperare la forma originaria dopo essere stati deformati grazie al calore (guardate il link in basso). Non avevo idea che esistessero: e questo la dice lunga sulla mia ignoranza in questo campo e sulle meraviglie studiate dalla scienza dei materiali.
Dunque, ricapitolando: di Materiali per la vita ho scritto su La Lettura del Corriere della Sera uscita domenica scorsa (disponibile sull’app per gli abbonati). Il libro è disponibile da ieri; vi consiglio di leggerlo perché merita: è godibilissimo ma al tempo stesso anche molto preciso e approfondito. Date un’occhiata anche ai social dell’autore (cercate “ditantomondo”): ci troverete contenuti interessanti.
Il link
Un video per capire la principale proprietà dei materiali a memoria di forma: qui.
Leggete anche:
Se vi interessa la chimica e la scienza dei materiali, non perdetevi il libro di Laura Tripaldi, Menti parallele (effequ, 2020). Ve ne avevo già parlato qui.

Foto di copertina: doctor-a; fonte: Pixabay