Telmo Pievani: la serendipità nella scienza

Un libro sulla serendipità nella scienza

Seguo il filosofo della scienza e divulgatore Telmo Pievani da diversi anni. A pensarci bene, lo seguo da quando andavo all’università e il mio principale interesse era comprendere a fondo l’opera di Darwin, il suo pensiero e la sua vita. Per cui ho accolto con piacere la proposta del Corriere della Sera di recensire il suo ultimo volume arrivato in libreria: Serendipità. L’inatteso nella scienza, edito da Raffaello Cortina Editore (qui la scheda).

Pievani racconta l’origine, nobilissima e curiosa, di una parola, serendipità appunto, che nella nostra epoca ha assunto un sapore pop e melenso. Non avrei mai pensato che dietro a questo termine ci fosse così tanto. La sua origine risale addirittura alle novelle persiane, in particolare a quella intitolata Tre principi di Serendippo (Serendip era l’antico nome dello Sri Lanka). A coniare il termine come lo conosciamo noi fu lo scrittore inglese Horace Walpole nel 1754. Col passare degli anni la parola è diventata di uso comune e ha assunto un particolare significato in alcuni settori, come nel campo della ricerca scientifica e dell’epistemologia.

Questa, per esempio, è una definizione contemporanea di serendipità: «La capacità di rilevare e interpretare correttamente un fenomeno occorso in modo del tutto casuale durante una ricerca scientifica orientata verso altri campi d’indagine».

Fare ricerca scientifica serendipica?

Oltre alla ricostruzione dell’origine della parola e a una carrellata di scoperte scientifiche caratterizzate da serendipità (la penicillina, la saccarina, i raggi X, i vaccini attenuati…), Pievani propone poi più di una riflessione sugli insegnamenti che possiamo trarre dagli accadimenti serendipici nel campo della ricerca scientifico-tecnologica. In altre parole, l’autore si chiede: dato che le scoperte serendipiche (ne esistono di vari tipi) sono spesso scoperte notevoli, sarebbe possibile favorirle impostando la ricerca in un certo modo? Possiamo cioè favorire la serendipità?

Da Serendipità. L’inatteso nella scienza emerge quindi una precisa visione del fare scientifico. Sappiamo per esempio che seguire pedissequamente i protocolli e restare ancorati alle proprie convinzioni non aiuta la serendipità. Lo scambio di idee, i laboratori in cui lavorano team eterogenei e una certa “trascuratezza controllata” (come la definì Salvador Luria) sembrano invece favorire le condizioni in cui la serendipità si verifica.

Mi pare una lezione notevole, da tenere presente soprattutto quando ci si riferisce alla scienza come quel moloch che non sbaglia mai, che procede indisturbato verso la scoperta risolutiva a partire da domande prefissate. La scienza, ci dice Pievani, raramente funziona così.

La mia recensione al libro è in edicola oggi, 10 dicembre, sul Corriere della Sera.

La mia recensione al libro, pubblicata sul Corriere della Sera del 10/12/2021.

Se il tema vi ha stuzzicato, vi consiglio questa lezione del professor Pievani al Festival della Mente di Sarzana, in cui vengono molti temi trattati anche nel libro.

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