Il film
Del regista Sam Mendes adoro in egual misura American Beauty (1999) e Jarhead (2005). Il nuovo 1917, che ha già vinto “miglior film” e “miglior regia” ai Golden Globes ed è candidato a dieci premi Oscar, è un film di guerra ambientato durante la prima guerra mondiale.
La trama è presto detta: a due soldati britannici, Tom e William, viene assegnata una missione: trovare un corpo britannico destinato a finire in una trappola tedesca. In quel corpo c’è anche il fratello di Tom, Joseph. L’incarico è pericoloso, perché i due avanzeranno soli nella terra di nessuno da cui i tedeschi si stanno ritirando.
Il film è un unico piano sequenza (non sapete cos’è, cliccate qui). In realtà ne sono stati girati diversi, poi montati con l’aiuto del digitale.

Il verdetto
Com’è il film? Molto bello, il più bel film di guerra visto negli ultimi tempi. Il racconto mi ha emozionato; l’impatto visivo è stupefacente.
Ora vi dico perché.
1. È un film di guerra che mostra il soldato immerso nel suo ambiente. Ma, a sorpresa, il soldato non sta soltanto in trincea. Tom e William attraversano campi di fiori, frutteti, boschi, fiumi. Dato che l’orrore è a un passo dai petali di ciliegio, il soldato vive un’esistenza duplice: quiete e pericolo, riposo e morte. L’attimo prima stai sognando casa mentre ti risposi in un campo, il minuto dopo sei fra i cadaveri rosicchiati dai topi.
2. «Parlami ancora». William è taciturno, ma tanti personaggi gli chiedono di parlare. Parla. Il racconto del soldato è un tema chiave dei film di guerra. Spesso il soldato è muto, come lo è William. Lui è muto perché ha in mente soltanto una cosa: portare a casa la pelle. Parlerà dopo. Quando sarà salvo. Quando sarà fuori dall’inferno. È probabile che William abbia parlato dopo. Come ha fatto il nonno del regista, Alfred Hubert Mendes, ringraziato alla fine della pellicola «perché ha raccontato le storie».
3. È un film di guerra che non denuncia. Mostra soltanto. Mendes ci dice che il soldato ha un obiettivo: portare a casa la pelle. Tutto il resto è percorso da attraversare per raggiungere quel solo obiettivo. Uccidere, piangere, soffrire. Che cosa è disposto a fare un soldato per tornare a casa? Che cosa deve attraversare? Quali ostacoli deve superare? Tutto, ci dice Mendes, il soldato deve fare di tutto. Questa è l’ambiguità che dilania il cuore di ogni uomo in guerra.
Una pecca? Il doppiaggio italiano: decisamente migliorabile.
Il link finale
Ascoltate la recensione di Francesco Alò su BadTaste: qui.