Che cos’è TINA – Storie della Grande Estinzione? 10 tentativi di definizione

Il libro

È riduttivo definire TINA – Storie della Grande Estinzione un semplice libro. Perché è qualcosa di più. Difficile però dire esattamente che cosa. Come tutte le entità ibride, rifugge le classificazioni ed è caratterizzata da una natura multiforme, cangiante.

Esternamente si presenta come un normale libro, piuttosto voluminoso, pubblicato da Aguaplano. Quella che vedete qui sotto è la copertina.

Di seguito provo a dare alcune definizioni, 10 per l’esattezza. Tenete soltanto a mente una cosa: non appena aprirete questo libro, sono sicuro che ne troverete altrettante voi stessi.

10 definizioni

1) TINA è un autore-collettivo coordinato da Matteo Meschiari e Antonio Vena. La sua opera è un oggetto-libro, di 496 pagine, contenente diverse illustrazioni in bianco e nero: Storie della Grande Estinzione. Lo potete comprare in libreria, lo potete comprare online. Sembra un normale libro, ma appena lo si prende in mano si capisce che così non è, che quel peso racchiude universi distanti e vicini. Costa 22 euro e come recita una frase del colophon: I diritti d’autore di TINA. Storie della Grande Estinzione saranno devoluti a Extinction Rebellion Italia. L’immagine di copertina è di Claudia Losi e si intitola Why Look at Animals? (2017). L’editore è Aguaplano.

2) TINA è l’acronimo di There Is No Alternative (“Non c’è nessuna alternativa”), rovesciamento dello slogan usato da Herbert Spencer, Margaret Thatcher e Francis Fukuyama per giustificare il regime neoliberista che ci ha condotti sulla soglia dell’abisso, alla fine della storia. Ma TINA è anche il ricordo di Tina Michelle Fontaine (1999-2014), una ragazza nativa del Canada uccisa a 15 anni. TINA sono più di 100 autori e artisti, gli autori che hanno scritto le micro-narrazioni e gli artisti che ne hanno illustrate alcune. TINA è un io plurale, che ricorda il potere dell’atto collettivo, del racconto di gruppo, del lavoro pluricefalo.

3) TINA – Storie della Grande Estinzione è diviso in 7 “giornate”: 1) Collasso; 2) Shock cognitivo; 3) Spettri (del futuro, del ripetibile); 4) Il problema di Grendel; 5) Archeologie dell’orrore; 6) Estinzione; 7) Il fato delle forme. Ogni sezione contiene un numero variabile di micro-narrazioni, ambientate in epoche remote, in futuri prossimi, nel corso del Novecento, nel nostro caotico presente. Sono retro-apocalissi, sviluppi di tecnologie oggi appena abbozzate, esplorazioni, visioni, sogni, crolli, carestie, collassi, guerre e momenti (istantanei o geologici) in cui è avvenuto un turn, un capovolgimento, un cambio di direzione.

4) Le storie contenute in questo volume non hanno genere, non sono identificate, bollate, marchiate. Non seguono direttive editoriali né i gusti del pubblico che affolla i megastore sotto le feste. Che cosa potrebbero essere allora? Come inquadrarli? Come incasellarli? Non è necessario. Non sono romanzi storici formato mignon, non sono cronache, non è fantascienza. La mescolanza fra generi, e fra discipline, è la caratteristica chiave di un progetto come TINA. Romanzo diffuso? Pluralità autoriale? Mash up? Collage narrativo? Mappa collettiva? Insomma, potete chiamarlo come volete.

5) Siamo abituati a studiare geologia, poi storia, poi biologia. La storia della letteratura inglese sta in un libro, la chimica organica in un altro. Anni di studi a compartimenti stagni ci hanno abituato a mantenere separate le discipline, a studiarne una e poi un’altra. Siamo poco avvezzi alla mescolanza, al dialogo, alle prospettive multiple, all’analisi che prende un evento e lo osserva da numerose prospettive, con chiavi di lettura differenti. TINA non è un singolo libro, ma una biblioteca con le sezioni mescolate. Le Storie della Grande Estinzione non potrebbero essere altro che questo: micro-racconti illustrati in cui poesia e fisica, geologia e letteratura, chimica e antropologia, filosofia e biologia si mescolano. Come si potrebbe raccontare il collasso di una civiltà, o di una specie, o di una popolazione, mantenendole separate?

6) Quando prenderete in mano TINA – Storie della Grande Estinzione, mettetevi comodi perché le narrazioni che contiene sono storie del tempo profondo. Si va dal passato al futuro e si torna indietro, in un continuo spostarsi lungo la “linea del tempo”, che in questo volume non è una linea ma una superficie non orientabile, come un nastro di Möbius. Non potrebbe essere altrimenti, perché le storie di TINA sono storie geologiche, biologiche, planetarie, storie in cui la scala temporale non è per forza di cose quella umana. Se prese tutte assieme, raccontano un frammento della vita planetaria sulla Terra, un arco temporale che unisce la storia evolutiva di ogni specie e che scompagina la consuetudinaria concezione del tempo narrativa, settata sul solo essere umano.

7) Grande e piccolo, macroscopico e microscopico. Batteri e imperi: scale differenti, medesime apocalissi. Gli autori e gli illustratori di TINA hanno lavorato anche sul concetto di scala. Anche in questo caso, il metro di riferimento non è più soltanto Homo sapiens, perché non avrebbe senso. Prendiamo il 2020, l’anno in cui tutti abbiamo imparato a guardare (e a guardarci) dall’immensamente piccolo, da un agglomerato di proteine e acidi nucleici. Quanti imperi sono finiti a causa di un incontro più o meno fortuito con un virus particolarmente tenace e mortale? Quante vite spezzate? Quante apocalissi mai raccontate? Quanti romanzi si sono scordati di guardare ai processi geologici, all’azione delle correnti marine, al variare delle temperature? TINA è micro e macro al tempo stesso, in una variazione di scala perenne.

8) Apro il libro a caso e mi trovo di fronte un brano sul cannibalismo nell’Europa di 5000 anni fa. TINA non rifugge l’orrore, non nega al lettore un viaggio negli antri più oscuri di passato, presente e futuro. Leggendo, l’orrore si attenua e diventa meno brutale. È l’effetto della deantropizzazione della fiction. Uno squalo che divora una foca è orribile? Un terremoto che sconquassa le valli andine è terrificante? O è forse l’uomo che bolla alcuni eventi, terribili certo ma tipici di un pianeta attivo e biologicamente abitato, come apocalissi? Le storie di TINA sono storie di mostri, di atti terrificanti, di genocidi e di violenze più o meno dirette di cui è vittima l’altro da noi. Storie in cui l’orrore è sempre orrore di noi stessi e delle nostre azioni.

9) Pandemie, climate change, conflitti a bassa intensità, migrazioni, estinzioni di massa… viviamo tempi caratterizzati da eventi che sono al tempo stesso determinanti per l’assetto globale del pianeta e per la singola valle alpina. Le Storie della Grande Estinzione sono uno strumento per allenare la nostra coscienza di specie, per far sì che Homo sapiens riesca a produrre una visione, nuovi immaginari e nuove narrazioni che possano essergli d’aiuto in tempi travagliati, per entrare nel domani con uno strumento narrativo in più. TINA – Storie della Grande Estinzione non è un libro di racconti, ma un manuale.

10) Fiction is action. Questo libro è il primo di molti, ne sono convinto. Il mondo sta cambiando, viviamo tempi strani, tempi in cui vecchi modelli non valgono più e devono essere aggiornati per far fronte al nuovo che arriva. TINA – Storie della Grande Estinzione è un nuovo modo di intendere il libro, le storie, l’editoria, i racconti, la specie umana, il ruolo dell’autore, la scienza, gli animali non umani e lo scibile umano.

Il link

Trovate TINA qui.

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