Sì, ancora funghi
Lo ammetto. I funghi mi hanno “stregato”. Dopo avervi parlato a lungo del meraviglioso libro di Merlin Sheldrake, L’ordine nascosto (Marsilio), oggi allieto il vostro fine settimana – che qui a Torino è piuttosto uggioso, quasi autunnale –, con tre curiosità sui funghi tratte da un altro gran bel libro dedicato ai funghi pubblicato di recente: Funghipedia. Miti, leggende e segreti dei funghi di Lawrence Millman (il Saggiatore).
Ho scelto tre curiosità che sono in qualche modo collegate al mito, al passato, al sovrannaturale. Streghe, strani uomini-funghi siberiani e la celebre «carne degli dei» degli aztechi. Pubblico questi brevi estratti dal libro in accordo con il Saggiatore. La traduzione è di Elisa Faravelli. Le immagini che accompagnano questo post non sono tratte dal libro.
Tre curiosità
Cerchi delle streghe
Un tempo considerati il risultato dello scorrazzare notturno delle fate, di colpi di fulmine, di ricci in amore, delle danze delle streghe nella notte di Valpurga e, recentemente, di atterraggi di UFO, i cerchi delle streghe sono in realtà causati dal micelio di un fungo che, espandendosi, impoverisce il suolo dei suoi nutrienti e produce quella che viene chiamata una zona necrotica al centro. Una volta che il micelio ha acquisito abbastanza nutrienti, crea un cerchio delle streghe che, a seconda delle condizioni, può crescere di alcuni centimetri o di alcuni decimetri l’anno.
Alcuni cerchi delle streghe vantano una veneranda età. Le vesce Calvatia cyathiformis possono formare cerchi delle streghe che vivono per 400 e passa anni. Un cerchio particolarmente grande vicino a Stonehenge nel sud dell’Inghilterra si stima abbia almeno 1000 anni.
Delle circa 60 specie che danno origine a queste formazioni, la più nota è Marasmius oreades, giustamente denominata «fungo del cerchio delle streghe», che aiuta e sostiene il processo necrotico rilasciando acido cianidrico, un killer delle piante erbacee.
Altre specie che creano una forma ad anello sono quelle responsabili dell’infezione cutanea nota come tigna, una condizione che non ha niente a che vedere con streghe o fate.

Pegtymel
Incisi nelle rocce vicino alla foce del fiume Pegtymel in Siberia, vi sono dei petroglifi risalenti all’età del bronzo che i pastori di renne locali chukchi chiamano uomini-fungo. Questi petroglifi sembrano proprio persone con dei funghi giganti – nello specifico, esemplari di ovolo maletico (Amanita muscaria) – appoggiati sulla testa.
Affascinato da questi petroglifi, nel 2000 l’antropologo Andrei Golovnev, studioso dei popoli dell’Artico, realizzò un film documentario di 32 minuti intitolato, semplicemente, Pegtymel. Il film mostra i chukchi locali mentre suonano tamburi, cantano, mungono le renne e mangiano ovoli malefici, insieme a un video dei petroglifi. Il film si muove avanti e indietro tra le vite di questo popolo tradizionale e le immagini dei petroglifi, creando una finestra poetica su uno stile di vita antico che è tutt’altro che scomparso.
Altri esempi di arte rupestre, come la grotta di Selva Pascuala in Spagna e le pitture parietali del Tassili n’Ajjer in Algeria, mostrano individui con teste insolitamente grandi. Resta ancora da stabilire se queste teste siano da interpretare come funghi o come un indice di conoscenza sciamanica (più è grande la testa, maggiore è la conoscenza).

Teonanacatl
Parola azteca solitamente tradotta come «carne degli dei». Tale carne si riferisce a funghi psicoattivi, dei quali i primi missionari spagnoli che entrarono in contatto con gli aztechi cercarono di sopprimere l’uso, chiamando i funghi in questione «carne del diavolo». In seguito alla cristianizzazione, si dice che alcuni aztechi abbiano sentito Gesù parlare loro dopo aver consumato del teonanacatl.
Secondo il frate domenicano Diago Durá, all’incoronazione dell’imperatore Montezuma, oltre ai tradizionali sacrifici umani, erano presenti anche grandi quantità di teonanacatl, che a suo dire influenzava le persone «più che se avessero bevuto vino in quantità».
Pare che gli aztechi non si limitassero a una sola specie, ma utilizzassero per scopi rituali varie specie di Psilocybe e Panaeolus. La curandera mazateca Maria Sabina non diede all’etnomicologo Gordon Wasson il teonanacatl, ma solo funghi Psilocybe, che chiamava i suoi «figli santi».
In Messico e Guatemala, sono state ritrovate sculture in pietra e ceramica note come piedras hongo (funghi di pietra) che raffigurano cappelli di funghi sorretti da gambi su cui sono scolpite immagini di spiriti. Gli artefatti in questione potrebbero forse avere a che fare con il teonanacatl.

Il link
A questo indirizzo potete leggere un breve articolo del CICAP dedicato ai cerchi delle streghe.