Una riflessione necessaria
La pandemia in corso sarà (forse) l’occasione per ragionare su alcune pratiche che mettono a repentaglio la nostra salute, la salute degli altri esseri che abitano la Terra e la salute della Terra stessa. Sebbene gli studiosi non siano riusciti ancora riusciti a capire la storia dell’origine del virus Sars-CoV-2, responsabile del Covid-19, è certo che la serie di eventi che ha portato il virus a diffondersi fra gli esseri umani riguarda ciò che avviene ai confini del fare umano.
Sappiamo che la deforestazione, il cambio d’uso dei suoli, il commercio e il consumo di specie selvatiche e la scarsa tutela ambientale in generale aumentano la probabilità che si verifichino spillover vincenti (per una panoramica sullo spillover vi rimando a un altro articolo che ho pubblicato sul blog: qui). Spesso però non si parla di come gli animali da allevamento, presenti sulla Terra nel numero incredibile di 70 miliardi (in gran parte si tratta di pollame), possano giocare un ruolo determinante nel favorire i focolai epidemici e/o amplificarli.
Il legame fra pandemie e allevamenti
Esiste quindi un legame molto stretto fra la zootecnia e la salute pubblica. Ho quindi deciso di scrivere un articolo su questo legame, che è stato pubblicato oggi su Il Tascabile (il link è in fondo all’articolo). Tutte le fonti che ho consultato non hanno fatto altro che confermare le mie impressioni: gli animali da allevamento sono una bomba a orologeria. Oltre a ripensare la zootecnia per limitare le sofferenze dei miliardi di animali macellati ogni anno nel mondo, è quindi necessario e prioritario rivedere le pratiche di allevamento e la sorveglianza sanitaria.
Ho però scoperto che tenere sotto controllo miliardi di animali è impresa titanica, pressoché impossibile da portare a termine. Un esempio su tutti: l’influenza aviaria. È causata da un virus di tipo influenzale che vive in diverse popolazioni di uccelli selvatici. Quando questi entrano in contatto con uccelli allevati, c’è il rischio che il virus effettui un salto di specie e che si diffonda negli allevamenti. Quando succede, è una vera e propria ecatombe. Nel 2015, negli Stati Uniti, un’epidemia di aviaria ha portato all’abbattimento di circa 43 milioni di uccelli. Il pericolo che dai volatili possa passare agli umani c’è, ed è praticamente costante.
Per scrivere questo articolo ho consultato diverse fonti. Vi elenco qui alcuni dei rapporti più importanti.
- Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi (WWF, 2020).
- Livestock Long Shadow (FAO, 2006).
- Emerging Issues of Environmental Concern (UNEP, 2016).
- Dieci anni di zootecnia in Italia (Essere Animali, 2020).
- World Livestock 2013 (FAO, 2013).
- Infectious Disease Emergence and Economics of Altered Landscapes Project, IDEEAL (USAID, EcoHealth Alliance, 2019).
- IPBES (ONU, 2019).
Il link
A questo indirizzo potete leggere su Il Tascabile il mio articolo.
Complimenti per i contenuti sviluppati nell’articolo e per aver approfondito un tema che è spesso relegato ai margini del dibattito sulla pandemia.
Renato Busata, Padova
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Buongiorno Renato, grazie mille! 🙂
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