#Musica: heavy metal e cultura
Comincio questo breve pezzo mettendo le mani avanti: quando si parlerà di metal io sarò sempre contento. Detto questo, passo alla sostanza. Domenica, come ogni domenica, ho comprato La Lettura, il supplemento culturale del Corriere della Sera. Seduto al tavolino di un bar, ho aperto il giornale e, quando ho letto il titolo dell’articolo d’apertura, ho fatto un balzo sulla sedia. Heavy metal. Davvero? Mi sono emozionato. Per anni ho ascoltato solo e soltanto heavy metal, esplorando tutte le frontiere di un genere musicale che, per molte ragioni, ho sentito (e continuo a sentire tuttora) mio. A metà dell’articolo però ero deluso, come accade spesso quando la stampa si occupa di ciò che è d’interesse per una nicchia o di sottogeneri o di controculture.
Il pezzo in questione, firmato da Mirko Zilahy, è intitolato Che romantici gli Iron Maiden! Il legame con l’attualità è sostenuto dalle tre date estive del Legacy of the Beast Tour che Bruce Dickinson e compagni terranno in Italia fra giugno e luglio. E il resto? La tesi – se di tesi si può parlare, dato che stiamo parlando di un articolo in gran parte descrittivo – è che i Maiden hanno pescato a piene mani dai testi della tradizione romantica per scrivere i loro testi. Ah, ma davvero? Tre quarti dell’articolo sono dedicati alla Ballata di Coleridge (1798), alle illustrazioni di Doré della Ballata stessa e al testo che i Maiden scrissero per la canzone Rime of the Ancient Mariner, brano di chiusura del mitico album Powerslave (1984). Si chiude con un elenco delle opere da cui i Maiden hanno preso spunto per i testi delle loro canzoni.
Il pezzo è piacevole, senza dubbio, e a un lettore profano potrà pure risultare interessante. La domanda che mi pongo però è la seguente: davvero nel 2018 un supplemento culturale come La Lettura non riesce ad andare oltre agli Iron Maiden e a una canzone scritta nel 1984 che ogni ragazzino delle superiori ha utilizzato per realizzare una ricerchina sul romanticismo britannico per la propria insegnante d’inglese? Davvero, in questo caso il già sentito assume proporzioni colossali! Guardando il nome della sezione del giornale, “Il dibattito delle idee”, vado sovrappensiero. Il livello di interesse aumenta, di poco, passando all’articolo successivo, Anche il latino è heavy metal di Marco Passarotti. Si riportano i risultati di alcuni studi scientifici pubblicati sulla rivista di settore Metal Music Studies, che raccoglie i contributi del mondo accademico sul mondo della musica metal. Tuttavia, al di là di qualche curiosità linguistica c’è ben poco.
Concludo ammettendo che sono un lettore particolarmente esigente quando si parla di temi che mi stanno a cuore. E comprendo bene che un “lettore generalista” (esistono?) possa arricchirsi dopo la lettura di articoli simili. Tuttavia, tuttavia: mi chiedo quale “dibattito delle idee” possano generare o presentare; mi domando quale livello di approfondimento offrano; mi chiedo se non sia doveroso andare al di là degli articoli nostalgici e degli elenchi di curiosità per esplorare che cosa sia il metal oggi dopo quasi mezzo secolo di vita, quali siano i temi della contemporaneità di cui parlano i testi moderni. Crisi ecologica, per esempio (qui e qui). Quanto agli articoli, cito questo articolo di Not sulla Black Metal Theory; un ottimo esempio di analisi musicale, stratificata e completa. Eterna gloria ai Maiden, ma Rime of the Ancient Mariner è stata scritta nel 1984 ed è ora che si passi a discutere delle influenze e dei temi che muovono le nuove generazioni di band.