Alaska. Inverno 2017/2018. Un record negativo senza precedenti.
Nel 2018 la copertura invernale di ghiaccio marino nel mare di Bering non solo ha raggiunto un minimo record, ma è stata appena la metà di quella del minimo invernale mai registrato prima (2001), afferma John Walsh, scienziato capo all’International Arctic Research Center dell’Università dell’Alaska a Fairbanks.
Negli ultimi 160 anni la copertura di ghiaccio invernale non era mai stata così ridotta e il ghiaccio così sottile come nell’inverno 2017/2018. Il ghiaccio, che dopo l’estate torna a espandersi al calare delle temperature, ha trovato un tepore anomalo sia nel Mare dei Ciukci e in quello di Bering. Risultato? Al largo dell’Alaska c’è meno ghiaccio e, quando si forma, è in media più sottile rispetto a quello degli anni passati.
L’Artico, a causa delle particolari condizioni atmosferiche, si sta scaldando a velocità doppia rispetto al resto del globo. Particolarmente rilevante è il ruolo dei feedback, in particolare quello ghiaccio-albedo. A una minore copertura di ghiaccio corrisponde un minore effetto albedo, che si traduce in un aumento delle temperature. Il cane si morde la coda, perché al salire della colonnina di mercurio corrisponde una riduzione del ghiaccio, e… il ciclo si autoalimenta.
Luca Mercalli su La Stampa (16 maggio 2018):
Sulla costa del Mar Glaciale Artico in Alaska, il primo quadrimestre del 2018 ha rilevato una temperatura media di -17 °C, apparentemente gelida, tuttavia la più elevata in 96 anni di misure, e sopra la media di quasi 6 °C.
Per approfondire:
- Peter Wadhams, Addio ai ghiacci (Bollati Boringhieri).
- Marzio G. Mian, Artico. La battaglia per il grande Nord (Neri Pozza).