Storie brevissime dal collettivo Pintecaboru!

Non vi ho più parlato di Pintecaboru. Perché? Non lo so il perché, ma posso dirvi che il collettivo sta andando davvero benone. Qui vi avevo raccontato di che cosa si tratta, quindi non mi ripeterò.

A due mesi dal primo appuntamento, il gruppo va stabilizzandosi. Siamo una dozzina, e siamo sicuri che presto (magari dopo le feste!) arriveranno nuovi partecipanti. Abbiamo anche avuto il piacere di ricevere fra noi alcuni ospiti: parte della spumeggiante redazione di Carie e il mitico Vito Ferro di Autori Riuniti. E ne arriveranno altri…

Che cosa vi propongo oggi? Una valanga di storie! Anzi, micro-storie. Fra un incontro e l’altro, i partecipanti hanno messo mano alla tastiera (o forse, a pensarci bene, è bastato un post-it!) per scrivere storie di sei parole ciascuna. C’è un vecchio aneddoto, che è in realtà leggenda, a proposito di una cortissima storia pensata da Hemingway come risposta a una sfida (qui e qui). Hemingway o meno, siamo partiti da quelle tristi scarpine da bebè per provare a raccontare alcune storie brevissime. Ecco qui, dunque, una prima metà della nostra produzione. L’altra arriverà, a breve, sul blog di Davide Astegiano, Radical Ging. Buona lettura e, ovviamente, fateci sapere che cosa ne pensate!

Avvelenato. Vomitai sangue prima di morire.

La Terra diventava minuscola. Poi scomparve.

Sta zitta, maledetta, ci farai scoprire!

Una sagoma respirava dietro la tenda.

Buonanotte. Non guardare sotto il letto.

Marta prendeva fuoco contorcendosi. Lui guardava.

di Sara Passannanti

 

Aprì il forziere per nascondervisi dentro.

Il gigante faceva piccoli esperimenti scientifici.

Sì, Giovanni! Alfredo smise di spingere.

di Danilo Zagaria

 

Andrea corse, ma non arrivò mai.

Strana smorfia. Anzi no: un sorriso.

Non gli credetti. Aveva ragione lui.

Fu certezza. Nuova vita. Il futuro.

Esclamò sì; gli occhi dicevano altro.

Erano pronti a tutto: sarebbe bastato.

La strega trasalì. Eravamo assieme. Ancora.

Terreno ceduto, sangue, solo. È finita.

Oscura, profonda, la grotta. Un rumore.

Nati vicini, vissuti uniti, morti lontani.

Pagliacci, pagliacci ovunque. I bambini galleggiano.

L’albero scricchiolò, la creatura riemerse.

Era una notte buia e tempestosa.

Di Simone Ferrari

 

Si svegliò piangendo. Era tutto vero.

Credo nelle relazioni personali: scrivo contatti.

Cercava l’amore. Mise la ADSL.

Pianificò il futuro comprando un loculo.

Medico: “Tutto bene. Tranne il cuore”.

Prossima meta Iran: mi sono Persia.

di Barbara Gandolfi

 

Smettila di ansimare: sveglieremo mio marito!

Dopo mangiato, vomitò il pranzo meticolosamente.

Tutta la notte, coca e mignotte!

Era testimone del delitto: doveva morire.

Svegliandomi, capii subito di essere morto.

Sbrighiamoci, arriva la fine del mondo

di Fabrizio Defilippi

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