Due sere fa si è svolta la cerimonia di premiazione del Premio Italo Calvino. Un’edizione speciale dato che il premio, nato nel 1987 (come me!), quest’anno ha compiuto trent’anni d’età. Inoltre, è stata un’edizione molto speciale per il sottoscritto, in quanto per la prima volta ho fatto parte del gruppo dei “lettori” del premio, cioè coloro che sono impegnati per diversi mesi all’anno nella valutazione di tutti quei manoscritti che inondano la segreteria del premio nelle settimane precedenti la scadenza.
Quando ho ingrossato le fila dei lettori era già inverno, per cui sono riuscito a leggere un numero limitato di manoscritti. Tuttavia, l’esperienza è stata emozionante: la lettura, le riunioni, le schede di valutazione da redigere… insomma, mi sono divertito parecchio e ho imparato un bel po’ di cose (soprattutto durante le riunioni dei lettori!).

La cerimonia finale si è svolta al Circolo dei Lettori. Una gran folla ha riempito la sala grande: finalisti, vincitori, lettori, giurati, giornalisti, editor… tutti in attesa di conoscere il nome del vincitore.
Prima di iniziare le danze, il direttore Mario Marchetti (che da anni dirige il premio in modo impeccabile e la cui conoscenza del panorama letterario italiano mi ha stupito più volte durante le riunioni) ha ricordato al pubblico gli obiettivi del premio. Il Calvino è alla ricerca di nuove voci, nuove scritture, nuovi stili ma, soprattutto, offre a coloro che partecipano al bando l’occasione di mettere il proprio scritto alla prova. Questo è, secondo me, un punto fondamentale. Come ricordava il direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia qualche settimana fa, è fondamentale per uno scrittore – e per uno scrittore esordiente ancora di più – avere la possibilità di portare alla luce il proprio lavoro, e fare in modo che questo venga letto, valutato e commentato. Nel contesto contemporaneo, grazie alle nuove tecnologie (social e blog in particolare) la scrittura può essere espressa in molte forme e raggiungere comunque il pubblico senza passare attraverso il filtro redazionale. Questo è un bene, ma ci sono alcuni rischi. Il Calvino è un ottimo strumento di valutazione e un’ottima occasione per migliorare il proprio testo (ora che l’ho vissuto “da dentro”, posso dirlo).

Ecco dunque i finalisti:
- Igor Esposito, Alla cassa.
- Davide Martirani, Il Regno.
- Nicolò Cavallaro, Le lettere dal carcere di 32 B.
- Vanni Lai, Le Tigri del Goceano.
- Andrea Esposito, Città assediata.
Ecco i menzionati:
- Luca Mercadante, Presunzione.
- Serena Patrignanelli, La fine dell’estate.
- Roberto Todisco, Jimmy Lamericano.
Ed ecco la vincitrice, il cui lavoro è stato premiato all’unanimità dalla giuria (composta quest’anno da Rossana Campo, Franca Cavagnoli, Mario Desiati, Mirella Serri e Marco Missiroli):
- L’animale femmina di Emanuela Canepa.
Un romanzo compiuto, maturo, di esemplare nitidezza nella struttura e incisivo nella lingua, che mette in campo uno spiazzante gioco di seduzione senza sesso e che, pur attento alla psicologia maschile, dà in particolare voce, con stringente analitica, alla forza carsica del femminile.
Ecco qui il comunicato della giuria.

Auguro a tutti i finalisti di trovare un editore interessato ai loro lavori e invito tutti i partecipanti a non abbandonare la scrittura. Ringrazio la segretaria del premio, Sara Amorosini, Mario Marchetti per la fiducia che mi ha dimostrato fin da subito e l’ufficio stampa: Chiara D’Ippolito. Saluto con calore tutti i lettori, quelli che ho avuto il piacere di conoscere e quelli che, forse, conoscerò in futuro.
Spero che il prossimo anno tornerò a far parte dei “lettori”… perché l’emozione che si prova ad avere fra le mani un testo destinato a finire in libreria perché valido ed entusiasmante non ha prezzo! Spero di riuscire a viverla, prima o poi!